GENOVA MEDICA/
OTTOBRE 2017
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Q
uando, da giovane medico, passavo tutti
gli anni una settimana a Milano per cor-
si di aggiornamento, mai tralasciavo una
rapida visita allo studio di un amico pittore, in via
Farini, vicino a Porta Garibaldi. Mi ero chiesto a
chi fosse dedicata questa lunga strada, e solo più
tardi avevo scoperto che era intitolata a un medico
storicamente importante, che meritava di essere
conosciuto. Così venni a scoprire che la sua noto-
rietà non era dovuta a particolari meriti professio-
nali, per quanto avesse esercitato e scritto interes-
santi lavori scientifici, tra i quali una ricerca sulle
febbri intermittenti e uno studio sulle mondariso;
ma era dovuta ad altri motivi.
Era nato in Romagna, a Russi, nel 1812, e si era
laureato in medicina all’Università di Bologna, fre-
quentando poi l’Ospedale di Ravenna; successi-
vamente medico condotto nel paese dove era
nato, aveva messo su famiglia e aveva iniziato a
frequentare nella sua zona di lavoro i circoli dei
giovani insofferenti del governo pontificio. Indivi-
duato dalla Polizia fu costretto alla fuga, abban-
donando tutti i suoi: prima in Toscana, poi a Parigi,
dove frequentò la Sorbona e parte-
cipò alla vita intellettuale della città.
Aveva compiuto da poco trentuno
anni ed era sempre più amareggiato
di essere lontano dai suoi cari, per
cui decise di rientrare in Italia, siste-
mandosi in Toscana insieme alla mo-
glie e ai figli. Come medico, in quel
periodo, prese in cura un fratello di
Napoleone a Lucca. In questa città,
Luigi Carlo Farini:
un
medico per l’unità dell’Italia
Silviano Fiorato
Commissione Culturale
OMCeOGE
nel 1845, in contatto con i membri dei movimenti
patriottici, scrisse per loro il “Manifesto di Rimini”:
una dichiarazione di intenti, che invitava ad una
pacifica attuazione di riforme, a garanzia di “beni
durevoli” e di “giustizia per tutti”. Il manifesto non
fu gradito dal Papa conservatore Gregorio XVI,
che si opponeva persino alla posa del primo bi-
nario di una ferrovia come fosse opera diabolica,
per cui gli autori furono costretti alla fuga verso la
Toscana. Per fortuna nel 1846 salì al soglio ponti-
ficio un nuovo Papa, il Cardinale Mastai (Pio IX), di
più larghe vedute: riforme costituzionali, amnistia
per i condannati politici e libertà per Farini di rien-
trare nella sua Romagna, come primario ospeda-
liero. Nel 1848 Farini fu nominato Direttore Ge-
nerale della Sanità dello Stato Pontificio; ma con
la nascita è il tramonto della Repubblica di Roma
e con la fuga del Papa a Gaeta decise di trasfe-
rirsi a Firenze e successivamente a Torino. Siamo
all’inizio del 1850 e qui sta sorgendo l’astro del
Conte di Cavour, che appena conosciuto il medico
ne ammira le qualità e l’intelligenza politica, tanto
da affidargli la direzione del suo giornale
“Il Risor-
gimento”
. A questo punto Farini lascia la profes-
sione e si dedica alla scrittura di una
“Storia dello
Stato Romano dal 1814 al 1850”
; il libro, scritto
con grande competenza e senza peli sulla lingua
suscita grande interesse, tanto da essere tradotto
in inglese, e provoca anche scalpori e reazioni da
parte di molte persone.
Nominato Ministro della Pubblica Istruzione nel
governo di Massimo D’Azeglio iniziò un cammino
di riforme. La sua amicizia con Ca-
vour lo portò all’incarico provvisorio
di governatore a Modena in vista
dell’annessione al Piemonte; fu la
premessa per la sua successiva no-
mina a “dittatore” di tutta l’Emilia, con
sede a Bologna.
Nel 1860, con l’impresa garibaldina,
Farini viene scelto da Vittorio Ema-
nuele II come suo luogotenente e,
Medicina e cultura
Nella sua breve vita salì da un'umile condotta
agli incarichi governativi nazionali