GENOVA MEDICA/
NOVEMBRE 2017
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Medicina e cultura
A
bbiamo già scritto su queste pagine quan-
to possa aver modificato l’espressione
artistica di musicisti, come Beethoven o
Donizetti, di pittori, come Van Gogh o Tolouse Lau-
trec, o di poeti, come Giacomo Leopardi, il fatto di
avere malattie che ne condizionavano il corpo o
la mente; e quanto queste situazioni patologiche
abbiano potuto avere qualche effetto negativo sul-
la loro opera. A questo proposito è interessante
prendere in considerazione la vita di Henri Matis-
se, uno dei più grandi pittori del secolo scorso. Lo
spunto per tornare su questo argomento ci vie-
ne dato da una recente pubblicazione fatta da un
medico che lo aveva curato, Ernst Gemensjager-
Mercier, pubblicato dalle Edizioni EMH-Media, con
il titolo:
“Henri Matisse - le sue malattie e le sue
operazioni”
, sottotitolato:
“Uno studio medico nel
contesto dell’opera artistica”
.
Per meglio comprendere gli eventi della sua vita
sarà utile una traccia biografica. Matisse nasce
il 31 dicembre del 1869 a Cateau-Cambrésis da
Héloise Gérard ed Emil Matisse; abitavano in cam-
pagna, dove il padre era commerciante in foraggi
e concimi; dopo il liceo viene avviato agli studi di
legge ed inizia a lavorare come aiuto in uno studio
legale di Parigi. Contestualmente frequenta corsi di
disegno, che lo appassionano tanto da abbandona-
re, dopo tre anni, ogni attività legale. A ventun anni
si iscrive all’Ècole des Beaux Arts, e già a quell’età
inizia ad accusare dolori addominali, che periodica-
mente lo tormenteranno per tutta la vita; la diagnosi
iniziale era stata di appendicite cronica, ma soltanto
quando avrà 68 anni accetterà l’intervento di ap-
Henri Matisse:
le sue
malattie e la sua opera
Silviano Fiorato
Commissione Culturale
OMCeOGE
pendicectomia. Non saranno però mai questi di-
sturbi ad impedirgli una vita molto attiva: dal 1895
al ‘97 viaggia in Bretagna per dipingere
en plein
air
; nel 1898 si sposa e l’anno successivo, dopo
la nascita del primo figlio, deve cercarsi un lavoro
di decoratore per mantenere la famiglia. La rivolu-
zione impressionistica e post-impressionistica farà
evolvere il suo stile tanto che, nel 1905, deciderà
di esporre al Salon des Indépendans; ma la reazio-
ne di molti critici è così negativa da farlo definire
malato mentale, perché i giudici “paludati” avevano
difficoltà a capirlo. Ma un grande pittore, Signac,
acquisterà un suo quadro e la sua notorietà sarà
sempre più crescente. Erano anche crescenti i do-
lori addominali: alla già nota appendicopatia si era
aggiunta una calcolosi biliare, ed era spesso co-
stretto a dipingere a letto. Questa situazione verrà
da lui non solo accettata, ma addirittura valutata
positivamente: infatti scriverà che in tal modo
“la
nascita di un lavoro diventa essenziale”
in quanto
vincolata a linee del disegno semplificate al mas-
simo. Questo modo di lavorare si sviluppa in tappe
progressive, fino a diventare per lui
“la traduzione
diretta e più pura delle mie emozioni”
, conferen-
do all’opera una nuova dimensione spirituale.
La frequente necessità di essere costretto a letto
aumenta con il passare degli anni a causa di epi-
sodi bronchitici recidivanti; scriverà agli amici:
“La
mia carcassa attira i pneumococchi”
. Per questo
scopre l’opportunità di trascorrere lungo tempo
sulla Costa Azzurra, dove il clima e la luce miglio-
rano la sua vita. Così dal 1916, quando ormai la
sua fama è diventata universale, si stabilisce a
Nizza per più della metà di ogni anno; quando le
sue condizioni di salute lo consentono farà lunghi
viaggi: andrà in Sicilia, nel 1925; e poi a Berlino,
a New York, a Copenaghen e a Tahiti, sempre per
mostre oppure semplicemente per la passione di
vivere. Per il resto la sua vita sarà sempre a Parigi,
salvo una fuga sui Pirenei durante l’occupazione
tedesca nella Seconda Guerra Mondiale, e poi,
nel 1941, a Lione, per un duplice intervento chi-
Si può anche abbellire il mondo attraverso
la sofferenza