GENOVA MEDICA/
OTTOBRE 2017
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Editoriale
Enrico Bartolini
Presidente
OMCeOGE
È sempre il momento giusto
per fare quello che è giusto
A
l termine di ogni mandato di Presidenza
dell’Ordine dei Medici è consuetudine
fare un bilancio di ciò che è stato fatto
e degli obiettivi raggiunti. Non mi assoggetterò a
questa regola ma tenterò di tracciare una linea
per il futuro della nostra professione e come l’Or-
dine stesso intenda affrontare le sfide che ci si
parranno innanzi.
Una delle problematiche che, impropriamente,
vengono affidate ai medici è la sostenibilità in ter-
mini economici della spesa sanitaria: diverse sono
state le proposte e le discussioni che abbiamo sti-
molato all’interno dei vari convegni tenutisi presso
l’Ordine. In uno di questi mi ha particolarmente
colpito la relazione del Prof. A. Sobrero, che asse-
riva come alcuni protocolli di terapia antiblastica
siano superati se non inutili, ma che nonostante
tali evidenze scientifiche vengono praticati egual-
mente. Se fosse attuata una revisione periodica
dei vari protocolli a nostro giudizio vi sarebbe un
risparmio non indifferente.
Il disagio moderno della medicina, probabilmente
il suo più serio peccato sociale, sta nel dimenti-
care troppo spesso questa realtà. Come dentro la
capsula spaziale non c’è solo la tecnica perfezio-
nata, ma l’uomo che la condiziona per il successo
o per il fallimento, così anche nel complesso si-
stema della medicina collettiva e della medicina
strumentale esiste l’uomo, sintesi di corpo e anima
che come tale va inteso e rispettato, pena l’insuc-
cesso e l’insoddisfazione. Pare doveroso rimarcare
la mancanza di risposte o proposte di discussione
dalla parte pubblica: in realtà è un problema che
ci viene addossato, ma che non dovrebbe essere
la nostra categoria a risolvere. Ci impegneremo
come validi ed autorevoli interlocutori per promuo-
vere ulteriormente gli incontri già posti in essere
dai Colleghi creando periodiche riunioni con la
parte pubblica, attraverso la continuazione degli
“Stati Generali della Sanità”, creazione del gruppo
attualmente dirigente in Regione.
Il secondo punto di un nostro programma che
ci piacerebbe proseguire con i Colleghi è quello
morale ed etico. Il caso recente che ha riportato
l’attenzione sul problema etico-morale che investe
la nostra professione è quello del piccolo Charlie,
in cui si è sentito parlare di eutanasia, ma questo
è del tutto fuori luogo dal momento che si parla
di eutanasia quando il fine di un atto è quello di
arrecare la morte per scelta libera del soggetto.
Charlie era affetto da una patologia congenita,
che riguarda i mitocondri, tutti i mitocondri di tutte
le cellule; questa patologia è incompatibile con la
vita e ad oggi non esiste una terapia riconosciuta
dalla comunità scientifica.
La drammaticità del problema è che per un bam-
bino che occupa un posto in rianimazione per set-
timane senza prospettive di miglioramento, decine
di altri bambini forse con patologie acute guaribi-
li, non hanno possibilità di accesso. Sembra una
crudeltà mettere l’argomento in questi termini ma
nelle urgenze spesso accade di dover prendere
delle decisioni, scegliere… funziona così, sempre.
Crudele? Sì. Ma il limite esiste? E se esiste dov’è?
Dunque è immorale tenere per mesi occupato un
posto per un bambino che viene tenuto in vita per
non affrontare il fatto che non c’è nulla da fare, o
per non urtare la sensibilità del mondo che non
accetta la morte o per accontentare dei genitori
che non sanno farsene una ragione? Si può fare
per un po’ ma non per sempre! Ed ecco come i
problemi si intersecano e come si propongono di
volta in volta al nuovo Consiglio.
“Il nostro potere scientifico ha sorpassato il no-
stro potere spirituale. Abbiamo missili guidati e
uomini senza guida”
(M. L. King).