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GENOVA MEDICA/

NOVEMBRE 2017

11

In primo piano

versity of California di Los Angeles (UCLA), appro-

fondita poi con un post-dottorato in Neurobiologia

dell’invecchiamento e malattia di Alzheimer alla

University of Southern California (USC). Oggi è

Professore di Biogerontologia e Direttore dell’Isti-

tuto sulla Longevità all’USC (University of Southern

California) - Davis School of Gerontology di Los

Angeles. Il suo approccio, non del tutto innovativo,

propone in realtà due regimi alimentari: nel primo si

parla di dieta “della longevità” basato su un regime

alimentare che predilige verdure, cereali integrali,

proteine di origine vegetale e pesce; nel secondo

si parla di una “dieta mima-digiuno”, da praticare

per cinque giorni consecutivi al massimo una volta

al mese, con una frequenza variabile - da 3/4 fino

a 12 volte l’anno (la periodicità è stabilita in base al

peso corporeo e al fabbisogno energetico). Indub-

biamente si tratta di un regime alimentare severo

ed impegnativo: quasi vegetariano (il suo inventore

amerebbe definirlo “pescetariano”) e con una re-

strizione calorica importante anche nei periodi libe-

ri da DMD:

“Va dimenticato lo zucchero, eccetto

quello che si può assumere con un solo frutto

al giorno; tra i 12 e i 65 anni pochissima carne

e pasta una sola volta alla settimana; pesce non

più di tre volte alla settimana; tanti legumi e ver-

dure, il tutto concentrato in 12 ore. Dopo i 65/70

anni consumo, con moderazione, di uova, latte,

formaggio o yogurt di capra o pecora”

. Detto da

gaudenti impenitenti, vale la pena vivere 110 anni

con un piattino che ricorda la ciotola di un coniglio?

I dettagli sono contenuti nel suo libro “La dieta della

longevità” (prezzo euro 15 circa e 9,99 in e-book),

che sta diventando un best seller, presto seguito da

“Alla tavola della longevità”

e

“Ricette e dosi pre-

cise della DMD”

(il pacchetto completo al prezzo

speciale di euro 38,72): naturalmente viene ribadito

che non è una dieta dimagrante, che è vietata ai

minori di 18 anni, che ha delle controindicazioni e

che non può essere autoprescritta né tantomeno

autosomministrata. A cura del marchio registrato

ProLon/L-Nutra è già in commercio - in Italia per

ora solo su internet - un kit approvato dall’autore

contenente qualche bustina di tè alla menta e all’i-

bisco, olive, buste di minestrone (immagino liofiliz-

zato) con e senza quinoa, 1 barretta integrale con

noci e miele, integratori vegetali, il tutto in dosi per

5 giorni di trattamento DMD. Al prezzo di euro 199.

I proventi diretti del libro (finora dichiarati 500.000

euro) e quelli indiretti come azionista di L-Nutra (fi-

nora non dichiarati), a detta del Professore verran-

no tutti impiegati nella ricerca. Che teoricamente in

Italia è già piuttosto avanti, infatti vi sono progetti

di partnership, di cui tre con l’Università di Geno-

va: studio multicentrico su DMD e sclerosi multi-

pla (Proff. Mancardi, Sormani), studio su DMD e

Alzheimer (Proff. Odetti, Monacelli e Nencioni) e

studio su DMD e terapia dei tumori (Prof. Nencio-

ni). Ma facciamo un passo indietro: qual è la speri-

mentazione alla base di questo successo planeta-

rio? Si comincia sui lieviti, che pare abbiano tratto

grandi giovamenti dalla dieta, né risultano scarsa

compliance o effetti collaterali macroscopici; poi si

è passati ai topi, i quali hanno reso performances

migliori del gruppo di controllo (non chiedetemi che

cosa mangiava il gruppo di controllo, sono comun-

que topi, roditori insomma). Il passaggio alla razza

umana è consistito in un trial su 70 soggetti sani

(tra cui il Prof. Longo): per la prima volta gli autori

dello studio sono riusciti a sperimentare nel tempo

questo regime alimentare sul campione. I risultati

ottenuti sono stati molto soddisfacenti. In particola-

re è stato dimostrato che seguendo un ciclo di die-

ta ipocalorica di 5 giorni ripetuto 2 o 3 volte l’anno,

gli effetti positivi sul metabolismo, anche a lungo

termine, sono assicurati. Questo regime dietetico,

associato a una sana e adeguata alimentazione ne-

gli intervalli tra un ciclo e l’altro, ridurrebbe i fattori

di rischio di patologie cronico-degenerative come il

diabete, la demenza, la cardiopatia ischemica, ecc..

Gli effetti a lungo termine sarebbero positivi sia per

la salute dell’individuo, sia per la riduzione dei costi

associati al Sistema Sanitario Nazionale (Science

Translational Medicine15 Feb 2017). Resta da ca-

pire se quei beati centenari, oltre alla restrizione ca-

lorica e, soprattutto, proteica, non abbiano potuto

avvalersi in modo decisivo di cibi sani a “km zero” e

vita senza stress. Lo scopriremo solo vivendo.